Rocco di Montpellier, secondo le ricostruzioni storiche più attendibili (ma da prendere comunque con la massima cautela), sarebbe nato nella predetta città francese fra il 1345 ed il 1350, in una famiglia di rango nobiliare o quantomeno molto benestante, legata al mondo del commercio e della politica locale. Il padre si sarebbe chiamato Jean, la madre Libère, e secondo alcune fonti sarebbe nata in Lombardia. Anche i tentativi di individuare il nome della famiglia sono dubbi, alcuni propongono il casato dei Delacroix, altri propendono per i Rog, Roq o simili, avallando dunque la tesi che Roch non sia un nome ma un cognome.
E' bene ricordare, che gli antichi agiografi non erano motivati da intenti storico -scientifici e biografici in senso stretto, ma dal pio desiderio di presentare al pubblico esempi di virtù e di santità cristiana; in tal senso, lo scopo edificante e morale delle vicende descritte nei loro testi tendeva a prevalere sulla puntuale ricostruzione dei fatti. Scorrendo in vari testi, emergono tuttavia alcuni elementi di una certa consistenza, specie se sostenuti da testimonianze liturgiche, archeologiche e documentarie.
Oggi, la maggior parte degli studiosi di San Rocco, collocano la vita del Santo tra il 1345-1350 per la nascita e il 1376-1379 per la sua morte. Secondo la tradizione, Rocco cresce in un ambiente profondamente cristiano, studia forse alla scuola dei Padri Domenicani e già nella sua adolescenza conosce il terribile flagello della peste (in particolare l’epidemia del 1361). Verso i vent’anni di età perde entrambi i genitori e decide di vivere fino in fondo l’esempio di Cristo; vende tutti i suoi beni, si affilia forse al Terz’Ordine francescano ed indossa l’abito del pellegrino, facendo voto di recarsi a Roma a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Ma il suo lungo viaggio in Italia subisce continue deviazioni e ripensamenti, per seguire la diffusione della peste; Rocco, infatti, invece di sfuggire il contagio si mette coraggiosamente al servizio dei malati, li aiuta e li conforta, e riceve da Dio la capacità di guarirli miracolosamente.
Verso il 1367 arriva comunque ad Acquapendente (provincia di Viterbo), e entra in Roma tra la fine dell’anno e l’inizio del 1368, quando papa Urbano V è tornato da poco da Avignone, la località francese in cui i pontefici erano in esilio da quasi sessant’anni. Rocco si reca, come di consueto, in un ospedale, e qui guarisce un misterioso cardinale, o comunque un alto prelato, che per riconoscenza lo presenta al papa nel corso di una emozionante udienza privata; soggiorna poi in città per alcuni anni, e parte fra il 1370 ed il 1371. Giunto a Piacenza, si ammala di peste e quindi deve allontanarsi dal centro abitato; rifugiatosi, secondo la tradizione, in un boschetto vicino a Sarmato, si salva dalla morte per fame grazie all’aiuto di un cane, che affezionatogli, tutti i giorni gli porta un tozzo di pane. Il suo ricco padrone, il nobile Gottardo (generalmente ritenuto della famiglia Pallastrelli), incuriosito dall’andirivieni del cane, lo segue e scopre il rifugio di Rocco; da allora comincia a frequentarlo, diventa suo discepolo e decide anche lui di consacrarsi a Cristo, rinunciando ad ogni bene materiale. Dopo la guarigione, Rocco riprende il cammino per tornare in patria e si separa dal suo grande amico, quel Gottardo che da alcuni è ritenuto l’autore della prima biografia (perduta) del santo. Rocco lascia Piacenza nel 1371, ma altri studiosi fissano la data del 1374. Le antiche ipotesi che riguardano gli ultimi anni della sua vita risultano ormai insostenibili; egli non è morto né a Montpellier né ad Angera.
Si ritiene invece che Rocco si sia trovato implicato nella guerra, durata dal 1371 al 1375, tra il Ducato di Milano e l’alleanza ispirata dallo Stato della Chiesa, la zona di Piacenza era infatti tra i punti nevralgici del conflitto, e Rocco potrebbe essere stato arrestato all’altezza di Broni, per essere condotto a Voghera dove fu imprigionato per quasi cinque anni. Rocco vive tale dura prova come una sorta di purgatorio di espiazione dei peccati e muore il 16 di agosto, in un anno compreso fra il 1376 ed il 1379.
Il dato più importante è rappresentato dall’attestazione, in Voghera, della più antica festa di san Rocco - in anticipo secolare rispetto a qualsiasi altra località al mondo. Le sue reliquie, conservate a Voghera per oltre un secolo, furono trafugate nel 1483/1485 dai veneziani (attualmente conservate a Venezia) ad eccezione dei due frammenti del braccio rimasti a Voghera nella chiesa parrocchiale di San Rocco.
Al di là della difficoltà di reperire elementi certi per una biografia attendibile, resta il fatto che la figura di San Rocco rimane ancor oggi vivissima nel cuore del fedeli di gran parte dell’Europa attraverso una miriade di tradizioni devozionali, feste patronali, edifici sacri, testimonianze documentarie, oggetti d’arte, e soprattutto opere sociali, assistenziali e caritative, che continuano a fare di questo santo un vero ed intramontabile campione della solidarietà e dell’amore cristiano.
Rocco fu quindi un santo pellegrino, che, contemporaneo della peste nera , divenne un riferimento essenziale per un’umanità decimata dalla malattia e anelante a ritrovare la pace del corpo e dell’anima; anche perché le guarigioni miracolose, vere o presunte che fossero, gli erano valse il titolo di patrono degli appestati. Così come in molti altri centri , anche in questa Chiesa di Somma Lombardo è presente un dipinto con la sua classica immagine di uomo robusto, dalla carnagione olivastra (perché spesso esposto alle intemperie) e vestito da viandante con la mantellina a mezza gamba sulle spalle, la conchiglia di Santiago, il bastone dall’impugnatura ricurva, la bisaccia e un rosario. Inoltre ricorre sempre il gesto di scoprirsi la coscia laddove si formavano solitamente i primi bubboni della peste e la presenza del cane con la pagnotta in bocca.